C'era corrente elettrica nell'antico Egitto? Scopriamo le lampade di Dendera. Parte 1
Ufficialmente, sono solo la raffigurazione di un fiore di loto con al suo interno un serpente, che simbolicamente rappresentano la nascita della vita, ma veramente il significato è solo quello ?
Sir Joseph Norman Lockyer padre dell’Archeoastronomia, quando dichiarò la sua teoria, è il caso di dirlo, prese lucciole per lanterne?
In questo articolo investigheremo in ambito etimologico su alcuni nomi per cercare una conferma alle teorie “strampalate” di Sir Lockyer.
Se si vuole trovare i segreti dell’universo, bisogna pensare in termini di energia, frequenza e vibrazioni. (Nikola Tesla)
![](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_13339f7b2d3f493aa0f991e0ec4696dd~mv2.jpg/v1/fill/w_650,h_319,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_13339f7b2d3f493aa0f991e0ec4696dd~mv2.jpg)
L’archeologia ufficiale si rifiuta di accettare determinate teorie e molte di queste, vengono additate dal mondo accademico/scientifico, come pure e semplici fantasie, è il caso anche delle famose Lampade di Dendera. In questo articolo, tenteremo analizzando etimologicamente e comparando tra loro alcuni termini, di confermare a discapito dell’archeologia ufficiale, che in quei bassorilievi, di cui si discute da oltre un secolo, vengono raffigurate, appunto, delle lampade ad incandescenza.
La città di Dendera (in arabo: دندرة, detta «la città della dea») è un'antica città egizia, posta sulla riva occidentale del Nilo a circa 4 km a nord di Qena e a 615 km dal Cairo, importante per la presenza del tempio di epoca greco-romana dedicato alla dea Hathor. Nota con il nome di Lunet ta-netheret, fu capitale del 6º nomos (distretto) dell'Alto Egitto, fu un'importante sede di culto della Dea Hathor, divinità che fu poi associata durante il periodo ellenistico alla Dea greca Afrodite.
La città cambiò nome in Τέντυρις (Τέντυρα), Tentyris, in epoca romana, poi fu un importante centro della provincia d'Egitto e in seguito della provincia Tebaide.
![Figura 3: Tempio di Hator](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_f6ccffca508f4df097117a35379fca38~mv2.jpg/v1/fill/w_836,h_694,al_c,q_85,enc_auto/d620e6_f6ccffca508f4df097117a35379fca38~mv2.jpg)
Il Tempio di Hator
Il Tempio di Hator, è all'interno di un complesso, che copre all’incirca un'area di 40.000 m² ed è completamente circondato da un muro a secco, sono presenti al suo interno cappelle, santuari ed un lago sacro, oltre ad una chiesa cristiana, (guarda caso come mai?) ed a due mammisi ovvero i luoghi della rinascita. Benché le attuali strutture, risalgano al periodo Tolemaico-Romano, vi sono comunque prove, che il sito era presente sin dal periodo detto regno antico. Le più antiche strutture, potrebbero risalire infatti al regno di Pepi I (circa 2250 a.C. mentre sono evidenti i resti di un tempio eretto durante la XVIII dinastia. Al di sotto del tempio, furono rinvenute una serie di 12 camere, che una iscrizione, permette di attribuire al regno di Tolomeo XII.
Tali camere sotterranee, erano utilizzate per la conservazione di offerte e di immagini divine. In una di esse, fu ritrovato un frammento rappresentate il sovrano Pepi II (VI dinastia), questa, la denominazione delle stanze:
![Figura 4: Schema del complesso](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_a0e5b58f650d46cabd508a0177e408d8~mv2.jpg/v1/fill/w_397,h_516,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_a0e5b58f650d46cabd508a0177e408d8~mv2.jpg)
![Figura 5: Stanze sotterranee](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_aa2b281eab004af5b47372683ea6ff0a~mv2.jpg/v1/fill/w_234,h_136,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_aa2b281eab004af5b47372683ea6ff0a~mv2.jpg)
![Figura 6: Google heart](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_4838b561fcba48ce870ff3884e86b428~mv2.jpg/v1/fill/w_772,h_637,al_c,q_85,enc_auto/d620e6_4838b561fcba48ce870ff3884e86b428~mv2.jpg)
[1.Grande sala ipostila 2.Piccola sala ipostila 3.Laboratorio 4.Magazzino5.Ingresso delle offerte 6.Tesoro 7.Uscita verso il pozzo 8.Accesso alla scala del pozzo 9.Sala delle offerte 10.Sala dell'Enneade 11.Santuario principale 12.Cappella del distretto di Dendera 13.Cappella di Iside 14.Cappella di Sokar 15.Cappella di Harsomtus 16.Cappella del sistro di Hathor 17.Cappella degli dei del Basso Egitto 18.Cappella di Hathor 19.Cappella del trono di Ra 20.Cappella di Ra 21.Cappella del collare Menat 22.Cappella di Ihi 23.Luogo puro 24.Corte della Prima Festa 25.Passaggio.]
![Figura 7: Sir Joseph Norman Lockyer](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_5f6741808f884c11b8be8550ed242e1c~mv2.jpg/v1/fill/w_210,h_242,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_5f6741808f884c11b8be8550ed242e1c~mv2.jpg)
Tra i tanti bassorilievi, che decorano il tempio di Hathor, tre attirarono l'attenzione in modo particolare, furono quelli scoperti dall’archeologo francese, Auguste Mariette nel 1857 e provengono dalle decorazioni di una delle cripte del tempio.
Tre distinti bassorilievi, che differiscono l’uno dall’altro per la variazione di elementi precisi. Si tratta secondo l’archeologia ufficiale, di rappresentazioni simboliche del fiore di loto associato con l'immagine del serpente, tradizionalmente legato ai miti egizi della creazione.
![Figura 8: Tubo di Crookes](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_b4315d2b4afd4caf8db46000ad1cd7ce~mv2.jpg/v1/fill/w_583,h_306,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_b4315d2b4afd4caf8db46000ad1cd7ce~mv2.jpg)
Come affermato, a inizio articolo si discute su queste rappresentazioni da oltre un secolo e precisamente dal 1894, quando Sir Joseph Norman Lockyer (Rugby, 17 maggio 1836 – Salcombe Regis, 16 agosto 1920) scienziato e astronomo britannico, fondatore tra l’altro nel 1869 della rivista scientifica Nature, (di cui rimase l'editore fino a poco prima della sua morte) ed il primo inoltre ad affermare che Stonehenge ed altri cerchi di pietre fossero legati a scopi astronomici. Per questa ragione fu definito anche "il padre dell'archeoastronomia."
Lo scienziato affermò, che si trattasse invece di lampade elettriche ad incandescenza, simili ai tubi di Crookes e che questo documentasse le conoscenze degli antichi egizi sull'elettricità. Benché, nessuna altra scoperta abbia in seguito confermato tale ipotesi, questa ha continuato a trovare proseliti.
![Figura 9: Ricostruzione delle probabili lampade di Dendera](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_c3a57e66a3504b63ac12744d0db66baa~mv2.jpg/v1/fill/w_577,h_433,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_c3a57e66a3504b63ac12744d0db66baa~mv2.jpg)
Alcuni, hanno anche ipotizzato che essendo la pubblicazione delle immagini di 10 anni precedenti alla scoperta di Crookes sia stato questi ad ispirarsi, nella forma, al modello Egizio. Ma la cosa risulta ininfluente visto che il suo tubo è l’evoluzione di quello creato dal fisico tedesco Heinrich Geissler.
L’archeologia ufficiale, così interpreta i bassorilievi le cosiddette, “Lampade di Dendera”, rette da probabili sacerdoti, che potrebbero sembrare appunto delle grosse lampade a incandescenza o secondo altre interpretazioni, dei tubi di Crookes per l’emissione di raggi X: Per l’Egittologia classica sono solo la raffigurazione del fiore di loto e del serpente, cioè il segno geroglifico: j t r . t , n T r y , t A . w y jtr.t.( leggi: jeteret)
(Institut d’Égyptologie Université PaulValery, Valeurs phonétiques des signes Hiéroglyphiques d’epoque Gréco-Romaine, Montpellier, 1990, 537, nn.1501-1509)
Secondo L'archeologia ufficiale
La rappresentazione sui bassorilievi, rappresenterebbe, così il serpente primordiale, che si erge dal bocciolo del fiore di loto (allungato graficamente per contenere il serpente). Gli egizi, simboleggiavano talvolta, l’emergere dalle acque del Grande Spirito della vita, come un fiore di loto che sboccia, dai petali rovesciati per rivelare il Dio della Luce (non elettrica!) e del movimento, il loto è in sé una forma del Dio. Di seguito, un utilizzo del simbolo, al’interno di una “frase”, scritta con i caratteri geroglifici: La traslitterazione del geroglifico, ovvero la rappresentazione in caratteri del valore fonetico, è: s a H a j t r . t y (pronunciato, più e meno: saha jteretj) il cui significato è: cerimonia relativa all’erezione di santuari, cappelle, templi. Quindi, il simbolo in questione, sarebbe tutt'altro che misterioso, trattandosi di un comune geroglifico, il cui significato risulta sensato e coerente negli innumerevoli testi, in cui è presente.
![Figura 10: Utilizzo del simbolo all’interno di una “frase”](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_33cdfed05f9f43ddbf6e5c489131d3db~mv2.jpg/v1/fill/w_231,h_150,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_33cdfed05f9f43ddbf6e5c489131d3db~mv2.jpg)
![Figura 12: Significati ankh](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_311770312e384c018a868268f621cdd0~mv2.jpg/v1/fill/w_308,h_212,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_311770312e384c018a868268f621cdd0~mv2.jpg)
In questo contesto, raffigurerebbero simbolicamente, l’innalzamento dei due santuari primordiali di Buto e Nekhen. Quindi, se per l’archeologia ufficiale, i simboli ritratti nei bassorilievi, sono stati definiti fiori di loto con al centro un serpente che nasce, dobbiamo qui fare alcune precisazioni in merito. Il simbolo dell'ankh (☥), conosciuto anche come chiave della vita e croce ansata, è un antico simbolo sacro egizio, che essenzialmente simboleggia la vita. Gli dèi sono spesso raffigurati, con un ankh in mano, o portato al gomito, oppure sul petto. In funzione di geroglifico l'ankh, oltre che significare "vita", assume diverse sfumature, in base al contesto in cui è inserito, come si evince dalla figura più in basso (figura 15).
Quindi, stesso discorso, possiamo farlo per il geroglifico j t r . t , n T r y , t A . w y jtr.t
(leggi: jeteret)
A confermare quanto detto per il simbolo dell’Ankh, ecco cosa ci dice Ippolito Rosellini (Pisa, 13 agosto 1800 – Pisa, 4 giugno 1843), egittologo italiano, considerato unanimemente padre fondatore dell'egittologia italiana. nel 1825 nel libro “Il sistema geroglifico del sig. Champollioon il Minore” (potete scaricarlo da internet in formato pdf )
![](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_d42a03e15cad4d4ca7f9de7c4f73edb2~mv2.jpg/v1/fill/w_448,h_299,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_d42a03e15cad4d4ca7f9de7c4f73edb2~mv2.jpg)
![Figura 14: Ippolito Rosellini](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_9f7cbe63a01e4dd586ccbdf6a0f73bcb~mv2.jpg/v1/fill/w_220,h_328,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_9f7cbe63a01e4dd586ccbdf6a0f73bcb~mv2.jpg)
<<Questi simboli si veggono in diversi modi rappresentati, poichè talora si rappresenta una parte per esprimere il tutto:
Due braccia, per esempio, con un arco e una freccia significano una battaglia, o un esercito ordinato in guerra; e di ciò fa fede Orapollo.
Talora si fa dipingendo la causa per rappresentare l'effetto. Nella iscrizione di Rosetta la parola che nel testo greco significa mese, nel geroglifico è espressa per l'immagine della luna crescente, piegate in braccia le corna, di che Orapollo stesso ci aveva dato notizia.
L'idea di scrivere con i suoi derivati è resa nel medesimo testo di Rosetta per la figura di un pennello o di una canna.
Non di rado poi, quasi per metafora, adopravano l'immagine di un'oggetto, per esprimere un'idea differente. L'ape, a cagion di esempio, indicava un pòpolo ubbidiente al suo re: con lo sparviere volante significavano il vento, ecc.
Orapollo lo insegna, ed i presenti monumenti lo attestano.
Finalmente molti di questi segni non sono altro che veri enigmi, i quali hanno il loro fondamento nella convenzione. ecc…….>>.
![Figura 15: Dei con in mano l'Ankh](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_ae7a852fbe3c4cef9728402f172793a7~mv2.jpg/v1/fill/w_311,h_352,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_ae7a852fbe3c4cef9728402f172793a7~mv2.jpg)
Quanto detto dal’Archeologo Italiano e cioè: "Non di rado poi, quasi per metafora, a
dopravano l'immagine di un'oggetto, per esprimere un'idea differente".
Penso sia sufficiente, per spiegare che se nei bassorilievi, sono rappresentati un fiore di loto con all’interno un serpente, questi mi sembra più che chiaro, che abbia più di un significato, come dimostra d’altronde l’esempio dell’ankh, quindi l’idea che nel bassorilievo, sia rappresentato qualcos’altro è del tutto plausibile. Ma vediamo, quali erano i significati che venivano attribuiti al fiore di loto e al serpente nell’antico Egitto.
Diversi significati Il fiore di Loto simboleggiava il sole, quindi colui che genera, la rinascita, nonché l’alto Egitto, questi significati compaiono in tre diverse leggende sulla creazione.
![Figura 16: Fiori di loto e vasi canopi](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_601accba75064237ab3af5bdaa964013~mv2.jpg/v1/fill/w_225,h_301,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_601accba75064237ab3af5bdaa964013~mv2.jpg)
In una di queste, il sole sorse da un fiore di Loto, nato dal caos primordiale, formato da acqua. In un’altra, diffusasi a Eliopoli, il fiore, nacque dal fango dell’Oceano Nun. Il fiore sbocciò rivelando il dio del Sole Atun. La terza leggenda, sempre proveniente da Eliopoli, differisce dalla seconda solo nell’affermare, che fu il dio Ra a nascere dal Loto.
Nella scrittura, veniva usato anche per rappresentare numeri il simbolo di un fiore significava 1000.
Dalle tre leggende, si evince che Il loto è collegato alla resurrezione e all’immortalità, (infatti una delle peculiarità è quella della longevità dei suoi semi capaci di produrre la pianta anche dopo quattrocento anni). Ecco perché i faraoni egizi, venivano rappresentati con accanto dei fiori di loto. Oltre ad essere collegato alla resurrezione ed alla immortalità, il loto è un simbolo femminile, quindi legato alla creazione e alla generazione (Osiride viene fatto nascere dal fiore di loto) ed alla rigenerazione, indicando grazia, fertilità e fecondità, tutte virtù, tipiche del mondo femminile. Questo simbolismo, prende spunto dalla forma del fiore di loto, un calice che sembra raffigurare il ventre femminile, da cui nasce la vita.
Terzo significato, quindi, il loto è anche inteso come un contenitore, un involucro, esempio di tale similitudine lo abbiamo nella foto (fig 16) dove appunto fiori di loto e vasi canopi (la cui forma guarda caso assomiglia moltissimo alla raffigurazione del loto chiuso non sbocciato ) sono raffigurati insieme [ Vasi e fiori di loto, rilievo parietale, colonnato del tempio di Amon (Patrimonio dell'Umanità Unesco, 1979), Luxor. Civiltà Egizia, Nuovo Regno, XVIII dinastia.]
Prima di passare al simbolo del serpente e visto che stiamo parlando del Loto dobbiamo necessariamente menzionare il vetro, infatti se supponessimo che il simbolo rappresentato sui bassorilievi è in realta,’ una lampada, (con al suo interno il filamento) questa, doveva necessariamente essere trasparente, per fare luce.
Sembra, che il vetro e la sua lavorazione siano apparse intorno al 2000 avanti cristo nella zona, si pensa della Mesopotamia e che poi si sia sviluppato in Egitto, durante il periodo del Faraone Thutmosi III.
Ecco come ne parla nel 1812, Domenico Sestini (Firenze, 1750 – Firenze, 1832) archeologo e numismatico italiano, celebre viaggiatore nel Vicino e Medio Oriente nel libro, "Illustrazione di un vaso antico di vetro ritrovato in un sepolcro presso l’antica Populonia"….( che potete tranquillamente scaricare da internet in formato pdf).
…Negar certamente non si può, che gli Egiziani siano stati sempre considerati fra i primi, che s’ applicarono con maggior successo ad imitare la lucentezza, il colorito, e il trasparente delle pietre preziose. I loro Savj molto si occuparono intorno alle operazioni chimiche e fisiche, e ne fecero al popolo un mistero eguale a quello della loro Teologia. Da ciò derivò quella gran premura, che i Greci ebbero di farsi iniziare tra i medesimi, i quali come abili Chimici facevano lor delizia dell’Arte Vetraria. Ed infatti ‘tutte le sostanze, onde il nostro globo è formato, e che potevano essere utili all’uomo, diventarono lo scopo essenziale della Chimica. I mezzi più sicuri per riuscirvi, furono l’oggetto di tale studio, e dissipando le tenebre dell’ignoranza, questa scienza diffuse i suoi lumi su tutte le sostanze, delle quali essa volle occuparsi. Tutti gli elementi furono sottoposti alle sue esperienze. Tutti i mezzi furono impiegati a perfezionare l’arte loro, ed il fuoco fu quello tra tutti che riuscì il più utile, e la scoperta del vetro, che ne provenne, fu considerata come una delle più importanti, e delle più maravigliose.
Copto città del Sayd, o sia dell’ Egitto superiore , fu creduta la prima, che fabbricasse Vasi fini, e trasparenti , dei quali valevasi per conservare ogni sorta d’odori soavi, e delicati. Svetonio e Strabone raccontano che Augusto, allorchè ritrovavasi in Egitto, si fece presentare la frale spoglia d’ Alessandro il Grande, rinchiusa in una cassa vitrea, ove l’aveva deposta Seleuco , dopo averla levata da un’urna d’oro, ove era stata per l’avanti.
Il Serpente
![Figura 17: Museo Egizio di Torino tomba di Kha stele con serpente , notare la presenza nei pressi della coda il fiore di loto aperto e quindi in funzione simbolica generante](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_ea2fee1d42d64286bcf8b82b31de5d61~mv2.jpg/v1/fill/w_543,h_683,al_c,q_85,enc_auto/d620e6_ea2fee1d42d64286bcf8b82b31de5d61~mv2.jpg)
Fatta questa precisazione, che ci permette di avanzare l’ipotesi, che tali fiori di loto, rappresentassero in realtà dei “contenitori” di vetro, passiamo al simbolismo del serpente.
In positivo, rappresenta l'energia, la rigenerazione In negativo, la tentazione, il demonio. Il serpente è, in tutte le civiltà, preso a simbolo dell'essere primordiale. Esso è il serbatoio pulsionale, e quindi considerato il generatore delle energie. In opposizione all'uomo, il serpente compare all'inizio della catena degli esseri viventi[...] La sua lunghezza, evoca la linea; sinuoso, la curva, la spirale o il cerchio. Che cosa dunque, rappresentava il serpente o meglio il cobra, per gli antichi Egizi?
Il cobra mortale, era per loro una fonte di ammirazione, e il modo in cui erano allevati, già pronti a colpire sin da piccoli con questa attitudine, il cobra ricordava agli Egizi lo stesso sole, e il modo in cui esso sorge, ogni giorno all’alba e colpisce immediatamente, con i suoi raggi come il cobra. Un’antica tavoletta babilonese, elenca una costellazione Nutsirda, "il principe del Serpente", chiamata in semita Namassu, "il rettile", e in Sumero–accadico An–u–gir "Signore degli Inferi", che presiedeva a morti e malattie. I Greci chiamavano questa costellazione Asklepios (Esculapio, figlio d’Apollo), che era egli pure il loro Dio della medicina da tutto questo ne deduciamo come, appunto, il serpente nato dal loto che gli egizi chiamavano con il nome “SEREF”, che significa “illuminare”, rappresentasse l’energia vitale la vibrazione il generato e il generante, quindi di per sé, possiamo anche identificarlo simbolicamente, con il raggio solare, la luce e quindi può essere ricondotto, in senso figurato, senza nessuno sforzo, alla luce che nasce da una lampadina. Ma quindi, gli egizi avevano veramente scoperto l’uso della corrente elettrica 4000 anni prima di Benjamin Franklin? Si sa che il fenomeno dell’elettricità fu studiato anche dagli antichi greci e dai babilonesi, e che quindi questi antichi popoli erano per lo meno a conoscenza e quindi, esiste la concreta possibilità, che qualcuno possa aver sfruttato, questo elemento naturale.
Divinità collegate
Fra i tanti dei venerati a Dendera abbiamo prova della venerazione della coppia Tefnut Shu. La dea Tefnut, donna dalla testa di leone, non sembra essere nota per caratteristiche sue proprie. È detta compagna del dio dell’aria Shu, e quindi fa parte delle divinità primordiali, ma anche figlia di Ra.
![Figura 20: Dio Nefertum](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_56036aedab344253a42dc7f3146c208c~mv2.jpg/v1/fill/w_319,h_481,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_56036aedab344253a42dc7f3146c208c~mv2.jpg)
![Figura 19: Dea Tefnut rappresentata nel libro dei morti](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_992fc3fc85dc4004aad077bcae033fb1~mv2.jpg/v1/fill/w_420,h_800,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_992fc3fc85dc4004aad077bcae033fb1~mv2.jpg)
![Figura 18: Dio Shu](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_057d2fd1638c419fbe2de51a4c2b459e~mv2.jpg/v1/fill/w_251,h_297,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_057d2fd1638c419fbe2de51a4c2b459e~mv2.jpg)
A volte è nominata in associazione con Hathor, il che spiega il carattere orgiastico del suo culto Il dio Shu incarna l’aria che separa il cielo (Nut) e la terra (Gheb) e permette alla luce del sole di dare vita agli esseri umani e a tutto il creato.
![Figura 21: Heinrich Fueger 1817 prometheus brings fire to mankind](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_085d29084c894125bf1193876394a5bc~mv2.jpg/v1/fill/w_412,h_597,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_085d29084c894125bf1193876394a5bc~mv2.jpg)
Egli è padre di Nut e Gheb, ed è solitamente raffigurato come uomo con una piuma di struzzo simbolo del suo nome sul capo. Il suo nome potrebbe derivare dalla parola usata per indicare secchezza - shw shu, è la radice di parole come 'a secco', 'riarso', 'avvizzito', 'luce del sole' e 'vuoto' (condizione affinchè nelle lampade avvenga la trasmissione tra anodo e catodo). Legato al sole a volte è raffigurato con il disco solare in testa, che lo uniscono al sole. E 'stato uno degli dei che proteggevano Ra nel suo viaggio attraverso il mondo sotterraneo, con incantesimi per scongiurare il nemico di Ra, la biscia d'acqua-demone Apep. La sorella-moglie di Shu, Tefnut , viene simbolicamente rappresentata con la testa di leone e i due erano conosciuti come gli "dei leoni gemelli” (anodo e catodo?) e un'altra indicazione della loro forte presenza a Dendera è che uno dei molti nomi del tempio era H3T m3-hs3wy o H3T m3wy, che significa 'il palazzo della coppia di leone'".
![Figura 22: Il nome di Shu significa "alzare". Egli era il dio dell'aria che con le braccia alzate sostiene Nut, e facendo così, separa Geb, la terra da nut il cielo.](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_aff5968f915245b89da4af862b890b6b~mv2.jpg/v1/fill/w_315,h_197,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_aff5968f915245b89da4af862b890b6b~mv2.jpg)
Nei Testi dei Sarcofagi (formule funerarie, riportanti rituali magico-religiosi) i gemelli felini, Tefnut e Shu vengono collegati alla dea gatto Bast e a un dio gatto di nome Basti.
Per triade egizia si intende un gruppo di tre divinità che vengono adorate nel medesimo luogo. Rappresentano padre, madre, figlio e queste "famiglie" secondo la storiografia classica furono create dal clero egizio per rendere meno astratte le divinità al popolo.
Abbiamo visto confermata la presenza nel tempio di Dendera degli dei Shu e Tefnut che probabilmente erano rappresentati insieme al loro figlio che potrebbe essere Nefertum detto anche Nefer-tem era una antico dio che veniva venerato nella città di Menfi, il suo nome significa “il bellissimo Atum” o “il giovane Atum” perché inizialmente venne associato alla divinità Atum.
Figlio di Path e della dea leone Sekhmet (a heliopolis era considerato figlio di Bastet) era rappresentato con varie forme: come un fiore di loto (quindi con il significato anche di contenitore) , in quanto era considerato dio del profumo che estendeva la sua protezione benefica fino ai confini orientali dell’Egitto o come giovane uomo con in mano una lancia uncinata che sul capo portava quattro piume verticali, uomo con testa di leone oppure come un fanciullo in piedi sopra un leone.
Nel corso degli anni questa divinità venne collegata anche alla figura adolescente di Horus mentre i Greci vollero chiamare questo dio Iphthimis (nfr-tm) pronunciando il suo nome come Eftem e assimilandolo alla loro figura mitologica di Prometeo (che guarda caso è legato alla luce) infatti nel mito greco Prometeo si recò da Atena affinché lo facesse entrare di notte nell'Olimpo e, appena giunto, accese una torcia dal carro di Elio e si dileguò senza che nessuno lo vedesse.
Secondo altre leggende, egli ritrovò la torcia nella fucina di Efesto e ne rubò qualche favilla e, incurante delle conseguenze, la portò agli uomini. Venutolo a sapere, Zeus promise di fargliela pagare; così ordinò a Efesto di costruire una donna bellissima, di nome Pandora, la prima del genere umano, alla quale gli dei del vento infusero lo spirito vitale e che tutte le dee dell'Olimpo dotarono di doni meravigliosi. La comparsa di una "bolla" che circonda il serpente rappresenta l'involucro protettivo del cielo, l'ambiente in cui nasce il sole (e quindi l’energia) è associato con l'utero o placenta Nut che inghiotte il sole ogni sera e dà alla luce il sole ogni mattina.
La "bolla" che circonda il serpente rappresenta anche, come abbiamo già visto, il geroglifico effettivamente utilizzato nell'antica lingua egizia, che indicava il "santuaro primordiale, il luogo sacro, il sacro palazzo" tale simbolo è attestato in abbondanza a Edfu, Karnak, e ovviamente a Dendera. Quello che potrebbe aiutarci a comprendere le immagini dei 3 bassorilievi presenti all’interno del tempio sono proprio i geroglifici incisi sugli stessi, ma purtroppo l'unica traduzione reperibile per le iscrizioni (di cui a quanto pare non vi è nessuna pubblicazione) è quella di Diego Barucco Siracusano, classe 1978. Laureato in Scienze Geologiche che fornisce nella sua pagina web (della cui attendibilità ovviamente non posso garantire).
La traduzione per esempio della colonna di geroglifici di fronte alla mangusta con i coltelli è la seguente: "Per eliminare la distruzione dei forti pilastri della terra, per eliminare la distruzione del valore dell’uomo contro tutti i nemici, dalla distruzione dell’orizzonte là dove sorge il sole” Mentre l'iscrizione sopra al bulbo recita: “Oro offerto all’arma” Le traduzioni delle restanti iscrizioni, molto più confuse e frammentarie, sono riportate nella pagina che segue: www.misteria.org/dendera_barucco.htm.
![Figura 23: Bassorilievo in cui è evidente la presenza di uno strano elemento](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_aac93b4e148445f186cd3ab7fb738e3b~mv2.jpg/v1/fill/w_501,h_405,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_aac93b4e148445f186cd3ab7fb738e3b~mv2.jpg)
Il fatto che si parli di armi, potrebbe in un certo qual modo avvalorare l’ipotesi delle lampade, e a ben guardare i bassorilievi, gli oggetti raffigurati, sembrano proprio essere strumenti, adibiti a qualche genere di funzione, inoltre a questi tre bassorilievi, dobbiamo aggiungervene un quarto sempre presente all’interno del tempio di Dendera.
Un enigmatico bassorilievo (figura 23), che raffigura uno strano apparecchio che potrebbe rappresentare forse un originale modello di pila a combustione?
Una imbarcazione stilizzata, con una sfera con inciso, quella che sembra una saetta simbolo dell’elettricità.
![Figura 24: ingrandimento della sfera con il simbolo MW](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_968d8c4094e64ba28f86028b344fc568~mv2.jpg/v1/fill/w_479,h_496,al_c,q_80,enc_auto/d620e6_968d8c4094e64ba28f86028b344fc568~mv2.jpg)
Una pila a combustibile, è un dispositivo elettrochimico che permette di ottenere elettricità direttamente da certe sostanze, tipicamente da idrogeno ed ossigeno, senza che avvenga alcun processo di combustione termica.
Qualcuno, naturalmente, obbietterà che il simbolo nella sfera altri non è che il geroglifico che indica il MARE ma che ovviamente, come spiegato assume vari significati in base al contesto in cui viene utilizzato.
Il simbolo viene tradotto con il bilittero, MW (che guarda caso sono le iniziali dell’odierno termine Mega Watt? O solo una coincidenza?). Nella foto (25) alcuni simboli ritrovati in vari luoghi dell’Egitto e come viene riscontrato anche dall’egittologo Henry George Fischer si può notare come «Il numero di onde angolari è variabile, ma le due estremità sono sempre in discesa.
![Figura 25: Tre tipologie di MW](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_1579a1ece5034baba7a1f430ec488716~mv2.jpg/v1/fill/w_980,h_151,al_c,q_80,usm_0.66_1.00_0.01,enc_auto/d620e6_1579a1ece5034baba7a1f430ec488716~mv2.jpg)
Questi tratti terminali sono talvolta leggermente più lunghi degli altri.» Nella figura 26 vediamo alcuni termini tradotti dal geroglifico si noti la presenza del bilittero MW presente anche nel termine che identifica la città di Dendera, ciò dimostra appunto la capacità polisemica dei geroglifici cioè la proprietà di una parola, in questo caso di un simbolo di esprimere più significati in base al contesto in cui si trova.
![Figura 26: Geroglifici a confronto in cui compare il bilittero MW](https://static.wixstatic.com/media/d620e6_0886469fed654d628c7cff40fc2443fb~mv2.jpg/v1/fill/w_980,h_471,al_c,q_85,usm_0.66_1.00_0.01,enc_auto/d620e6_0886469fed654d628c7cff40fc2443fb~mv2.jpg)
Ecco, che la presenza del geroglifico, che rappresenta il mare, in termini come VENTO o CIELO o nel nome dello stesso dio AMON l’invisibile e nel nome Dendera, assumono un significato che va oltre la semplice rappresentazione del mare.
Leggi qui la seconda parte.